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27 Giu Professionalità ed Empatia

Posted at 22:05h in by admingardelin 0 Comments
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Operato da poco più di 50 gg. dal Dottor Gardelin, con una protesi di rivestimento all'anca. Mi sono rivolto a lui con qualche dubbio, ma subito mi ha messo a mio agio spiegandomi bene i vantaggi(tanti) ,e i rischi (pochi) di questo intervento poco praticato in Italia. Soddisfatto al 100% anche dell'intervento e dei controlli successivi. Grazie Dottore !! (

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    Referente della Chirurgia Mininvasiva anteriore e di rivestimento dell’anca presso Humanitas San Pio X Milano.

     

    Specialista nella cura delle articolazioni dell’anca e del ginocchio.

    Instagram
    A volte anche i più semplici gesti della vita quo A volte anche i più semplici gesti della vita quotidiana possono provocare dolore inguinale: raccogliere un oggetto da terra, allacciarsi le scarpe, infilare un paio di calzini.
Le cause possono essere molteplici: problematiche di colonna vertebrale, squilibri gastrointestinali, campanelli di allarme di problemi più ampi a carico dell'articolazione dell'anca.
A soffrirne sono soprattutto le donne dopo i 50 anni di età: nel periodo peri-menopausale e post-menopausale gli squilibri ormonali vanno a provocare un’infiammazione con conseguente indebolimento della cartilagine.
Quando il dolore è tale da impedire le normali attività quotidiane è bene rivolgersi a uno specialista per una visita ortopedica: attraverso esami specifici è possibile stabilire l'esatta origine del problema e procedere quindi a una terapia.
Come sempre è bene prevenire queste situazioni: specie se si è sportivi o se in famiglia si sono già presentate simili problematiche, una visita in età giovanile (tra i 25 e i 30 anni) è sempre consigliata.
In ogni caso, anche con l'artrosi, non è necessario rinunciare allo sport e alla vita attiva: grazie alla medicina rigenerativa e a terapie come le infiltrazioni di cellule mesenchimali, è possibile rallentare il processo degenerativo della cartilagine, magari abbinandolo ad una dieta mirata.
Scopri di più nella mia intervista pubblicata sulla Gazzetta dello Sport (link in bio).
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    La protesi d'anca fa aumentare di peso? Anche le La protesi d'anca fa aumentare di peso?
Anche le protesi d'anca hanno un peso, ma quanto?
Rispondere alla domanda non è semplicissimo: per ogni protesi vanno sommati i pesi di tutte le componenti (testa della protesi e stelo in primis), sottratti i pesi dei tessuti rimossi (testa femorale, componente acetabolare, tessuti...), considerata la fisiologica perdita di peso post intervento...
Fortunatamente per i più curiosi uno studio effettuato a inizio 2023 fornisce una risposta abbastanza precisa: dopo un intervento di protesi d'anca gli uomini pesano fra i 145 e i 241 grammi in più, le donne fino a 250 grammi in più.
Il tutto, ovviamente, considerando la perdita del materiale osseo della componente acetabolare (tra gli 80 e i 145 grammi), il peso aggiunto della testina della protesi (tra i 50 e i 70 grammi) e dallo stelo (che, a seconda del tipo di protesi che viene scelta, può passare dai 120 ai 210 grammi).
Un peso irrisorio, paragonabile a un orologio da polso o uno smartphone! Le protesi, in ultima analisi, non fanno quindi aumentare il peso dei pazienti: al contrario, molti di essi dopo l'intervento sentendosi meglio riprendono a camminare, a muoversi, a fare sport, con una vita più dinamica e sana!
L'importante, come dico sempre, è tenersi sempre attivi e non cadere nella tentazione di una vita sedentaria: l'obesità è infatti tra le prime cause dell'artrosi e dell'usura precoce delle protesi.
Il movimento è vita: pertanto, ben venga muoversi anche - e soprattutto - dopo l'intervento di protesi!
Hai delle domande o vorresti saperne di più? Contattami o visita il mio sito (link in bio).
E se vuoi consultare la fonte dello studio, clicca sul link in bio e a seguire sull'immagine del post.
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    Protesi di revisione all'anca: perché sono in cos Protesi di revisione all'anca: perché sono in costante aumento?
Ieri a Cremona presso il Palazzo Trecchi si è tenuto un congresso, durante il quale mi sono confrontato con i colleghi su questo particolare tema.
Le protesi sono messe da ormai molte anni: per ragioni di età, molte sono arrivate al termine della loro vita e necessitano dunque di una revisione (le vecchie protesi duravano infatti molto meno di quelle moderne).
Le aziende e noi chirurghi siamo dunque sempre più attenti alle criticità di un intervento, quello della protesi di revisione, che è ben più critico rispetto a quello di un primo impianto: l'osso (femore e acetabolo) risulta già indebolito dalla protesi precedente, e vanno quindi impiegate tecniche particolari per garantire al paziente un risultato ottimale.
Durante la giornata - nella foto sono appunto ritratto davanti a una serie di protesi di revisione - è stato quindi utile confrontarsi con i colleghi, condividere le esperienze e mettere a confronto le varie tecniche chirurgiche.
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    Operarsi di protesi al ginocchio non significa rin Operarsi di protesi al ginocchio non significa rinunciare ai propri sport preferiti o al movimento: è possibile anche tornare a sciare.
Lo sci, di per sé, non è particolarmente usurante per le articolazioni: scivolare sulla neve, a velocità moderate, non costituisce un fattore di rischio particolare. Sono le cadute e i traumi connessi, invece, a rappresentare il reale pericolo per anche e ginocchia.
Ecco perché, per i pazienti operati di protesi che desiderano tornare a sciare, è indispensabile adottare alcune accortezze:
🟢 Mai improvvisarsi: mettere per la prima volta sci e scarponi dopo una protesi non è consigliabile. Al contrario, chi ha già una buona tecnica e padronanza dell'attrezzatura può tornare a scivolare sulla neve, senza ovviamente strafare e moderando la velocità al contesto e alle condizioni della neve per prevenire il rischio di cadute;
🟢 Prima di tornare sulle piste è necessario portare a termine un percorso fisioterapico studiato su misura con il fisioterapista, che permetta un buon recupero della muscolatura, un riequilibrio posturale e un rinforzo dei muscoli più sollecitati. Generalmente, un percorso della durata minima di 5/6 mesi potrebbe essere sufficiente per tornare a sciare in sicurezza;
🟢 Non affrettare le cose: i tempi sopra descritti potrebbero allungarsi per svariati fattori. Fondamentale quindi rimettersi in pista solo quando si ha una completa guarigione dall'intervento, un ottimo tono muscolare e una preparazione adeguata;
🟢 Alternare, almeno all'inizio, un'attività sciistica moderata ad altre attività più leggere praticabili in montagna: camminate nella neve e ciaspolate, con gli appositi bastoncini per migliorare l'equilibrio, sono perfette per prepararsi a alle discese in pista.
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    Può capitare, durante un intervento chirurgico, d Può capitare, durante un intervento chirurgico, di cambiare strategia in corso d'opera quando emergono variabili difficilmente ipotizzabili "sulla carta".
Questo "cambio di rotta" è possibile quando si opera in una struttura sicura ed efficiente, come Humanitas San Pio X Milano.
Ed è proprio qui che ho operato la paziente di cui oggi vi racconto la storia.
Si tratta di una signora di 75 anni che era venuta da me affetta da una grave forma di ginocchio valgo, artrosico, bilaterale.
1 anno fa avevo eseguito un intervento di protesi al ginocchio destro (visibile nella parte superiore dell'immagine): un intervento riuscito, con la paziente felice del risultato finale.
Recentemente la paziente è tornata da me per operare il ginocchio sinistro: nella radiografia superiore, eseguita dopo la prima protesi, si vede infatti come il ginocchio sinistro soffrisse già di una forma artrosica avanzata.
Ho quindi pianificato lo stesso tipo di intervento, anche per il ginocchio sinistro: durante la chirurgia si è tuttavia evidenziata una lassità grave del compartimento mediale.
In un questo caso, utilizzando un impianto standard, sarebbe rimasta un'instabilità mediale tale per cui la paziente avrebbe avuto dolore a camminare o fare le scale, con una precoce usura della protesi dovuta a mobilizzazione.
Per questo durante l'intervento ho cambiato indicazione, impiegando una protesi con maggiore vincolo centrale (una camma capace di vincolare i movimenti medio-laterali), utilizzando dei fittoni più invasivi a livello femorale e tibiale ma capaci di garantire una maggior stabilità legamentosa e ossea (come si può vedere dalla radiografia in basso, eseguita al termine del secondo intervento).
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    Dolore all'anca o alla schiena? Molte volte si pro Dolore all'anca o alla schiena?
Molte volte si prova dolore ma non si riconosce esattamente "cosa" lo provochi.
Quando il dolore è focalizzato tra il gluteo e la parte bassa della schiena, riconoscere l'origine del problema può essere complicato: ecco perché sottoporsi a una visita ortopedica, e non improvvisare cure "fai da te", è fondamentale per dare una diagnosi efficace. 
In linea generale se il dolore si concentra prevalentemente nella zona dell’inguine, è probabile che si tratti di un problema dell’anca. Viceversa se il dolore è più esteso verso i glutei e la schiena, potrebbe trattarsi di problemi alla colonna vertebrale.
Questo in linea generale, ma non costituisce un metodo empirico di valutazione: in caso di dubbio il paziente deve sempre recarsi dall'ortopedico, con una risonanza magnetica a livello lombare e una radiografia del bacino in carico.
Solo grazie a questi esami e alla visita specialistica sarà quindi possibile definire l'eventuale gravità di un'artrosi d'anca o, viceversa, di un problema alla colonna vertebrale, dando inizio a una terapia mirata per la risoluzione del problema.
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    Non mi stancherò mai di ripeterlo: il movimento è vita!
Occhio però a farlo nel modo corretto, soprattutto nella stagione fredda, come spiego in questa intervista pubblicata sulla Gazzetta dello Sport (link in bio).
Muoversi, fare attività fisica, è alla base del benessere per tutti noi: non solo per chi è sano ma in particolar modo per chi soffre di problematiche articolari.
Il movimento migliora la funzionalità delle articolazioni, influisce positivamente sull'umore, aiuta a mantenersi in forma e a scongiurare il rischio di obesità (fra le prime cause dell'artrosi), rende più forti i muscoli e rinforza il fisico.
In inverno però, complici le temperature rigide e le giornate sempre più corte, spesso si tende ad assumere abitudini sempre più sedentarie: cosa fare allora per non rinunciare al movimento e tenersi in forma?
✅Per prima cosa, mai strafare: fare sport in inverno può essere faticoso, quindi sottoporsi a una visita ortopedica è il primo passo per inquadrare lo stato di salute delle nostre articolazioni.
✅Poi, praticare con moderazione le attività che possono sovraccaricare l'anca e il ginocchio: sci alpino, sci da discesa, snowboard, pattinaggio sul ghiaccio.
Consigliati sci di fondo, passeggiate con le ciaspole oppure, in mancanza di neve, anche normali camminate: sempre consigliato l'uso dei bastoncini, ottimi alleati per distribuire meglio il carico e conservare l'equilibrio su terreni sconnessi.
✅E se si viene da un periodo di sedentarietà, qualche esercizio di preparazione è fondamentale per tonificare glutei e quadricipiti femorali.
Leggi la mia intervista per saperne di più (link in bio).
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    Le temperature sempre più rigide di questi giorni Le temperature sempre più rigide di questi giorni ripropongono la classica domanda: per chi soffre di dolori articolari e di artrosi, è meglio il freddo o il caldo?
Molti pazienti vedono l'arrivo dell'inverno con timore: esiste infatti la convinzione che il freddo sia un nemico per chi soffre di dolori all'anca o al ginocchio, specie con l'avanzare dell'età.
Se da un lato questo può essere vero (come i dolori che aumentano quando arriva un temporale o semplicemente "cambia il meteo"), dall'altro le basse temperature possono portare giovamenti 
❄ Nelle fasi acute del dolore, quando è presente uno stato di infiammazione, il freddo può portare giovamento: quando il dolore è insopportabile, infatti, applicare ghiaccio localmente o uscire all'aperto nelle giornate più rigide può portare sollievo e un'attenuazione della sintomatologia.
🔥 Nelle fasi croniche, quando il dolore persiste con continuità (come nel caso dell'artrosi), i pazienti possono trarre sollievo con applicazioni di calore a livello locale (borse di acqua calda, cerotti riscaldanti, bagni termali), che attenuano la rigidità in assenza di stati infiammatori acuti.
Logicamente ogni caso deve essere inquadrato nella sua individualità e solo attraverso una visita ortopedica è possibile definire con precisione lo stato di salute delle articolazioni, le eventuali patologie e le terapie più idonee.
Dr. Pierantonio Gardelin - Chirurgo Ortopedico di anca e ginocchio
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    ARTROSI AL GINOCCHIO: si può prevenire? Sicurame ARTROSI AL GINOCCHIO: si può prevenire?
Sicuramente sì: anche per l'artrosi è possibile fare prevenzione, già dalla giovane età.
In questo modo, è possibile monitorare lo stato di salute delle proprie articolazioni e correre ai ripari per tempo, qualora l'artrosi insorga in giovane o tarda età.
Chi ha familiarità (genitori, nonni, zii) con problematiche artrosiche, o ha parenti che si sono sottoposti a un intervento di protesi, può essere predisposto per questa patologia.
Non solo: casi di
⚠ ginocchia deformate (valghe o vare)
⚠ traumi sportivi (lesioni meniscali o legamentose)
⚠ sovrappeso
⚠ dolori cronici (che si trascinano nel tempo, con uso di antinfiammatori al bisogno)
possono essere importanti campanelli di allarme per un'artrosi precoce.
Ecco perché, in questi casi, una visita ortopedica (con eventuali esami di approfondimento) può aiutare a prevenire danni ben più gravi in futuro: scopri come prenotarla contattandomi con un messaggio o prenotando sul mio sito (link in bio).
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