
01 Feb Artrosi dell’anca: tutte le novità per gli sportivi
Terapie rigenerative innovative e sicure, interventi che restituiscono le perfomance: sono queste le novità nell’artrosi dell’anca che colpisce anche gli sportivi.
Scopri tutte le novità con il dottor Pierantonio Gardelin
L’artrosi dell’anca o coxofemorale, chiamata anche coxartrosi, è una patologia degenerativa che porta al consumo della cartilagine e alla perdita della sua funzionalità. Quando insorge, l’artrosi dell’anca provoca dolore, zoppia e limitazione della mobilità anche negli sportivi. «Oltre alla fisioterapia, che è fondamentale, oggi possiamo riparare in artroscopia lesioni capsulari o “limare” le eccedenze ossee che causano dolore in alcuni gesti sportivi – spiega Pierantonio Gardelin, chirurgo ortopedico, responsabile del Centro di Chirurgia Protesica di Anca e Ginocchio presso l’Istituto Clinico San Siro -. Nell’artrosi dell’anca, il dolore può presentarsi principalmente all’inguine e al fianco, ma si può irradiare fino al ginocchio e persino al gluteo e in zona lombare. Nelle prime fasi della patologia insorge solo durante particolari gesti sportivi, mentre nelle fasi avanzate, quando l’articolazione è compromessa, si manifesta anche nei gesti quotidiani. Il dolore deriva dalle forti sollecitazioni o alte richieste funzionali a cui è sottoposta l’articolazione dell’anca negli sportivi. In particolare, questo accade se nell’anca dello sportivo sono presenti anomalie anatomiche dell’anca che causano impigement femoro-acetabolare (Fai), cioè conflitto tra le parti dell’articolazione. Per risolvere il dolore e la sua causa in artroscopia, è necessario rivolgersi a un esperto per una valutazione del danno quando insorge il dolore, senza aspettare che passi. Questo – conclude l’esperto – premette di prevenire un rapido consumo della cartilagine.»
Dolore all’anca, quali sono i trattamenti innovativi?
Tra i vari trattamenti conservativi l’innovazione assoluta è rappresentata dalle infiltrazioni articolari di cellule mesenchimali prelevate dal tessuto adiposo dello stesso paziente. «Si tratta di cellule con un alto potere di proteggere e trasmettere stimoli rigenerativi alla cartilagine – spiega il dottor Gardelin -. Quando, invece, il paziente è vittima di una grave forma di coxartrosi, l’unica terapia che può ridare una vita senza dolore è l’intervento di protesi d’anca. In termini di mininvasività – precisa l’esperto – l’intervento più indicato, soprattutto nei pazienti giovani e sportivi, è quello del rivestimento della testa femorale. Grazie al fatto che con questo intervento la testa femorale non viene tagliata ma “ricoperta” da una coppa in metallo, non cambia la geometria dell’articolazione del paziente. Questo dà al paziente la sensazione di avere la propria anca, anche dopo l’intervento. Questo permettere al paziente di tornare a una vita attiva e sportiva, consentendo ampi range di movimento senza rischi di lussazioni dell’anca.
Il tipo di protesi usata, inoltre, è più longeva di quello tradizionale – conclude Pierantonio Gardelin -. Infine, non essendoci una componente protesica dentro al femore, si evitano le grosse sollecitazioni sull’osso femorale che possono portare al fallimento precoce di un altro tipo di protesi. Infine, in caso di necessità di reintervento (a causa dell’usura dei materiali, per esempio), il chirurgo troverà una condizione da primo impianto rimuovendo la testa del femore come nelle protesi classiche.»