
20 Giu È già disponibile la nuova protesi al ginocchio?
L’artrosi è una malattia degenerativa che colpisce le cartilagini delle articolazioni, che si consumano e perdono la loro funzione di ammortizzatori, causando dolore, rigidità, e limitando i movimenti. Il ricorso alla protesi è l’ultima tappa del percorso di trattamento: si sostituisce, tutta o in parte, l’articolazione ormai irrimediabilmente danneggiata con una artificiale. Oggi però, anche dopo l’impianto di protesi totale, esiste la possibilità di tornare ad usare il ginocchio in modo quasi naturale, tanto da permettere anche di proseguire la pratica di alcuni sport che coinvolgono attivamente l’articolazione come lo sci, il tennis ed il calcetto.
Il merito è di un impianto di ultima generazione, già disponibile nei reparti di ortopedia dei principali ospedali italiani e rimborsato dal SSN che, grazie alla sua forma a ferro di cavallo, permette di sostituire tutta l’articolazione danneggiata mantenendo però intatta la piccola struttura ossea centrale in cui si inseriscono e si incrociano, formando una x, i legamenti crociati anteriori e posteriore. Così entrambi questi robusti fasci fibrosi vengono conservati, a differenza di quello che succede con le protesi totali tradizionali che richiedono sempre il sacrificio del crociato anteriore e spesso anche del posteriore, lasciando insoddisfatti, secondo le più recenti stime, il 20 per cento di chi si è operato.
I legamenti crociati, infatti, sono preziosi per la stabilità del ginocchio: l’anteriore impedisce uno spostamento in avanti della tibia rispetto al femore, il posteriore evita lo spostamento in avanti del femore rispetto alla tibia. Inoltre garantiscono la propriocettività, ossia la capacità di percepire la propria articolazione e la posizione sul terreno, permettendo di reagire con rapidità a ogni movimento di rotazione. Conservandoli quindi si riesce a mantenere una sensazione e una stabilità molto vicine a quelle che si hanno con il ginocchio naturale sano. Per questo la nuova protesi è particolarmente indicata per chi chiede al ginocchio una risposta dinamica e attiva, quindi sportivi, ma anche lavoratori e in genere i giovani già costretti ad operarsi. Non tutti coloro che soffrono di artrosi possono però essere adatti a questo tipo di impianto: va bene in caso di artrosi totale, cioè che riguarda tutta l’articolazione del ginocchio, purchè sia ancora presente il legamento crociato anteriore, e in assenza di osteoporosi, obesità e sovrappeso. L’impianto della nuova protesi si effettua, come quelli tradizionali, in anestesia spinale con eventuale sedazione e dura circa 60- 75 minuti. Però, risparmiando più tessuto osseo e quelli legamentosi, l’intervento è meno aggressivo, con meno sanguinamento e meno dolore postoperatorio. Richiede quindi un ricovero in ospedale più breve, generalmente di 1-3 giorni, mentre i tempi di recupero sono sostanzialmente invariati: si appoggia il piede a terra già il giorno dopo l’operazione ma, per non sovraccaricare l’articolazione, occorre utilizzare le stampelle per tutto il tempo della riabilitazione. In media si tratta di 5-6 settimane di fisioterapia ed esercizi prima di riprendere pienamente le normali attività. I primi dati mostrano che a tre mesi dall’operazione si torna a muovere il ginocchio in modo naturale. Per ricominciare a praticare attività fisica senza dolore servono in media 6 mesi, un anno se la muscolatura è rimasta inattiva a lungo prima dell’operazione.
BUONE PROSPETTIVE A LUNGO TERMINE
I risultati preliminari sull’impiego della nuova protesi son molto promettenti, ma trattandosi di una innovazione recente, mancano dati certi a lungo termine. È inoltre difficile stabilire in anticipo la durata di un impianto, visto che è influenzata da fattori variabili come peso, età, attività fisica svolta. I materiali con cui è fatta la protesi, tra i più innovativi e biocompatibili, fanno comunque ben sperare: le strutture che vengono cementate all’osso sono di una lega metallica già usata negli impianti tradizionali e mostrano di arrivare anche a 18-20 anni. Inoltre i menischi son in polietilene con l’aggiunta di vitamina E, antiossidante che ha dimostrato di permettere una maggiore resistenza di questo materiale.