
30 Mag Ginocchio. Torna a vincere col salvacrociato
Riprendere a giocare grazie ad una innovazione che consente un approccio meno invasivo e doloroso per il paziente e migliora drasticamente il decorso postoperatorio e riabilitativo
Protesi salvacrociato del ginocchio.
Se n’è parlato tanto recentemente, ma qualche dubbio ancora rimane. Motivo per il quale abbiamo incontrato il dr. Pierantonio Gardelin, aiuto responsabile al centro di Alta specialità di chirurgia protesica, presso l’Istituto Clinico San Siro di Milano.
Quali sono le caratteristiche innovative delle protesi salvacrociato?
La prima grande innovazione è la possibilità di risparmiare il legamento crociato anteriore nella sua interezza anche in caso di una sostituzione totale del ginocchio, spiega l’esperto. “ Il legamento crociato anteriore è fondamentale nell’anatomia dell’articolazione, tanto che a seguito di un trauma si rende necessaria la sua ricostruzione specie se si vuole continuare a praticare intensa attività fisica. Non a caso si tratta di uno degli interventi più diffusi e comuni, ad esempio fra i calciatori che altrimenti si vedrebbero costretti a uno stop professionale. Fino ad oggi era consentito preservare il legamento crociato anteriore solo con un impianto protesico parziale, mentre era via obbligata l’asportazione del legamento, qualora presente, in caso di completa sostituzione del ginocchio. Il superamento di questo limite rivoluziona quindi l’approccio terapeutico e chirurgico anche di fronte a lesioni e traumi importanti
A quali pazienti possono essere proposte queste protesi e a chi non servono?
Sono candidati a questo tipo di protesi pazienti che chiedono al ginocchio una risposta funzionale, dinamica e attiva come avviene in soggetti sportivi o lavoratori che necessitano di una elevata funzionalità e in coloro che hanno una normale attività sessuale e socio relazionale. In tutte queste condizioni avere un ginocchio quanto più possibile vicino alla normale struttura anatomica rappresenta un significativo miglioramento sia sulla qualità della vita sia sulle prestazioni delle varie attività. L’obesità o una mancata osteoporosi son invece una controindicazione a questo tipo di impianto cosi come ne son esclusi pazienti che giungono all’intervento con gravi deformazioni del ginocchio per elevate condizioni di usura.
Come cambia la tecnica di intervento e soprattutto come riuscite a preservare il crociato anteriore?
Questa straordinaria possibilità è resa possibile dal particolare disegno a U, ossia a ferro di cavallo della protesi e dalla particolore modalità di appoggio sulla tibia che non vanno a intaccare la zona nevralgica centrale del ginocchio in cui si integrano il legamento crociato anteriore e quello posteriore. La combinazione di questi elementi strutturali della protesi consente di risparmiare la parte centrale di inserzione dei legamenti e quindi anche il crociato anteriore.
Meraviglioso, ma che cosa comporta questo approccio conservativo in termini di qualità dell’intervento?
Equivale anzitutto alla possibilità di mantenere quasi intatta, anche in presenza della protesi, la propriocettività, ossia la capacità di sentire da parte del paziente la propria articolazione.
Un aspetto che viene garantito dai legamenti i quali non solo danno sensibilità ma veicolano anche la percezione di potersi sentire posizionato sul terreno reagendo con rapidità ad ogni movimento di rotazione. Mantenere nel corso dell’impianto protesico il legamento crociato anteriore quindi permette al ginocchio di riacquisire sensazioni molto simili a condizioni di normalità o di percepirle appena leggermente differenti da quelle conosciute prima dell’intervento.
Come cambia con questo tipo di intervento in termini di qualità e soprattutto quali sono i tempi di riabilitazione?
Trattandosi di una protesi innovativa e di recente introduzione non è ancora possibile dare indicazioni a riguardo, tuttavia i primi segnali propenderebbero per una significativa riduzione del dolore postoperatorio mentre non sembrano esserci grosse differenze sul recupero funzionale tra un impianto standard e un impianto a conservazione del crociato anteriore. In entrambi i casi son necessari al paziente circa cinque sei settimane per rientrare pienamente nelle proprie attività lavorative
Quali differenze proverà il paziente dopo questo impianto di protesi?
Limitatamente ai dati di cui oggi disponiamo l’assetto più rilevante è l’utilizzo più naturale del ginocchio a soli tre mesi dall’intervento. Infatti meno strutture si intaccano durante l’impianto e più ci si attiene alla struttura anatomica dell’articolazione e migliori saranno gli esiti e le sensazioni in termini di stabilità ed efficienza.