
08 Giu Protesi d’anca, perché la riabilitazione inizia prima dell’intervento
«Quando i pazienti mi chiedono i tempi di recupero dopo intervento di protesi d’anca, la mia risposta è: ..dipende dalle condizioni prima dell’intervento e dall’atteggiamento nel post-operatorio..». Perché la riabilitazione nell’intervento di protesi d’anca dovrebbe essere fatta anche prima di entrare in sala operatoria? Lo spiega il dottor Pierantonio Gardelin.
Proprio così. Un tempo si pensava che la riabilitazione dovesse riguardare solo il dopo-intervento. Invece, la riabilitazione dovrebbe iniziare prima dell’intervento di protesi perché, a causa della patologia cronica in atto, nel tempo il paziente perde muscolatura, mobilità oltre a una corretta postura e deambulazione. Si tratta di fattori che vanno corretti il più possibile con esercizi che, anche in presenza di gravi forme di artrosi, sono eseguibili sotto il controllo di esperti fisioterapisti da me selezionati.
Perché nell’artrosi dell’anca bisogna rinforzare i muscoli?
In tutti i pazienti affetti da coxartrosi si instaura un errato utilizzo dell’articolazione dell’anca. Questo comporta un minor utilizzo dei muscoli stabilizzatori dell’anca, specie il medio gluteo, e un sovraccarico di altri gruppi muscolari che risultano contratti e dolenti. Questo sistema porta a sviluppare una zoppia che va a sovraccaricare l’anca controlaterale (cioè quella non affetta da artrosi), oltre a un disequilibrio posturale che ha ripercussioni sul bacino e sulla colonna vertebrale. E’ chiaro quindi che in caso di coxartrosi avanzata non è più valido il vecchio consiglio “…si faccia operare il più tardi possibile…quando non ce la fa più…” perché si arriverebbe a compromettere anche l’anca controlaterale, il ginocchio e la colonna vertebrale, pilastro fondamentale del nostro sistema muscolo-scheletrico.
Operare o non operare: perché si sceglie l’intervento
Io sono uno dei più attivi ortopedici nel campo del trattamento conservativo della coxartrosi, essendo un membro fondatore del Centro Nazionale per la cura dell’Artrosi (C.N.A.) per l’articolazione dell’anca. Sono però anche consapevole che consigliare a un paziente di non farsi operare rappresenta una grossa responsabilità per i danni irreversibili che una postura scorretta persistente può provocare alle altre articolazioni.
Consiglio sempre di fare attività fisica mirata, seguita all’inizio da fisioterapisti esperti, sia nel caso di intervento di protesi d’anca sia nel caso di terapia di mantenimento. Questo permette di arrivare all’intervento in migliori condizioni, diminuendo il tempo di recupero post-operatorio.
Eseguo principalmente un intervento di protesi d’anca con tecnica mininvasiva utilizzando steli corti e risparmiando il piriforme e il quadrato del femore nella via posteroraletrale modificata denominata MIPSA (Mini Invasive Pyriform Sparing Approach). Questa particolare tecnica permette un recupero veloce senza limitazioni della mobilità e ridà al paziente una vita attiva e sportiva grazie anche alla collaborazione di esperti fisioterapisti dell’anca.
Dopo l’intervento è importante avere un atteggiamento attivo e positivo: la pigrizia e la paura posticipano il recupero e alle volte lo danneggiano. E’ sbagliato quindi pensare che dopo questo intervento il paziente sarà costretto ad una vita piena di paure e limitazioni; invece, l’intervento di protesi è il mezzo per ritrovare una corretta armonia del proprio corpo.
Protesi d’anca: e ora cosa faccio se … I 3 timori più frequenti dei pazienti
Cerco sempre di infondere tranquillità e sicurezza ai miei pazienti. I timori più frequenti dei pazienti sono tre:
- che la protesi si rompa
- che la protesi si lussi
- che si cada
Io non chiudo mai un intervento se non sono sicuro dell’affidabilità dell’impianto di protesi. Quindi non pongo mai limiti di movimento nel post operatorio ai miei pazienti. Anzi, proprio la paura della lussazione porta i pazienti a ritardare il recupero della mobilità a volte anche in maniera irreparabile. Anche sulla deambulazione non pongo limiti di carico se non quelli legati al dolore e alla instabilità.
Cosa fare o non fare dopo l’intervento? L’unico limite è il dolore del paziente
Il recupero della mobilità non ha alcun limite se non il dolore del paziente: la fisioterapia non deve essere dolorosa. Al tempo stesso il paziente deve lasciar lavorare il fisioterapista senza ostacolarlo con la propria paura, per esempio, abbandonando le stampelle appena il paziente ha una corretta deambulazione priva di dolore e di posture scorrette (volendo anche dopo pochi giorni dall’intervento). Discorso a parte per la protesi di rivestimento dell’anca per cui consiglio un carico parziale con 2 stampelle per 3 settimane, passando a una sola stampella per la quarta e ultima settimana.
A causa della problematica pre-operatoria data dalla coxartrosi, tutti i pazienti sviluppano una problematica di colonna vertebrale che potrebbe risultare dolente nel post operatorio data anche la limitata mobilità dei primi giorni. Quindi il fisioterapista dovrà esser anche abile a valutare e correggere eventuali problematiche posturali. Infine per il recupero di un’attività sportiva sarà utile anche eseguire esercizi di ginnastica propiocettiva che allena la stabilità delle articolazioni.
Muscoli: rinforzare e decontratturare
Il muscolo più importante da recuperare è il medio gluteo, ovvero il muscolo che parte dall’osso iliaco del bacino e si inserisce sul grande trocantere del femore. Gli esercizi sono semplici ed eseguibili da tutti i pazienti sia da sdraiati che in piedi. La continua e corretta deambulazione completerà il recupero muscolare.
A fronte di muscoli che lavorano poco ci sono quelli che vengono sovraccaricati: ileo-psoas, retto femorale, sartorio, tensore della fascia lata, adduttori sono alcuni di essi che devono quindi essere trattati manualmente per decontrarli o con esercizi di stretching. Non devono essere ulteriormente stressati nel post operatorio in quanto potrebbero risultare così dolorosi da rendere il recupero post operatorio alquanto lungo e doloroso. Ad esempio, l’esercizio con paziente supino che alza attivamente l’arto operato con ginocchio esteso NON deve essere eseguito.